
Durante una recente visita a un museo d’arte contemporanea, mi sono fermato davanti a un’opera astratta che non aveva indicazioni. Mi ha riportato indietro nel tempo, a quando avevo 19 anni e facevo l’assistente di sala a Palazzo dei Diamanti di Ferrara.
Il mio compito era vigilare sulle opere, walkie talkie alla mano, monitorando i visitatori e assicurandomi che tutto procedesse senza intoppi.
Ricordo ancora il primo giorno di ogni nuova mostra. Mi aggiravo tra le sale ancora vuote, osservando quelle opere che presto avrebbero attirato centinaia di visitatori, e spesso mi ritrovavo perplesso, incapace di cogliere il significato o il valore di molte di esse.